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Val di Vara, il gusto che non ti aspetti

March 29, 2023

Liguria wine magazine 16 Novembre 2017

Umida, piovosa, fresca, boscosa, selvaggia la Val di Vara è oggi famosa per i suoi ortaggi, i legumi e i frutti bio, così come per i formaggi e i salumi tipici e genuini. Quasi sconosciuta, invece, la sua tradizione enologia soprattutto nell’Alta Valle. Tuttavia dal Medioevo e fino a un secolo fa molti terreni venivano destinati alla coltivazione della vite, in particolare Seraxina o Buttigiasca (due cultivar locali che alcuni considerano come unica), da cui si produceva un vino rosso di colore poco intenso, quasi rosato. Anche la cultivar Polera, altro vitigno antico di queste valli, aveva le stesse caratteristiche pertanto, per dare colore, durante la vinificazione venivano aggiunte uve ricche di antociani (dette teinturier o, alla ligure, “tinturin”) coltivate al centro del vigneto. Famosi e premiati (all’Esposizione Internazionale di Dublino del 1865) furono per esempio i vini della famiglia Gabaldoni, originaria della Spagna, che nella sua Tenuta Cavalla Nuova, a Varese Ligure, produceva e imbottigliava vino poi venduto in tutto il mondo.

A partire dalla metà del secolo scorso, tuttavia, la maggior parte dei vigneti della Val di Vara cominciò a essere abbandonata a causa dell’esodo di molte persone che rinunciarono alla vita rurale e all’agricoltura in favore della pianura e del lavoro nelle industrie. Non tutto venne perduto però e dai primi anni del 2000 alcuni piccoli e coraggiosi produttori, non più spaventati dalla distanza tra luogo di produzione e luogo di distribuzione, cioè la costa, hanno recuperato parte dei terreni ripristinando alcune antiche viti delle varietà Pollera, Albarolo, Vermentino e Ciliegiolo aggiungendone di nuove e internazionali come uve Merlot, Syrah, Sauvignon blanc e Cabernet sauvignon. Questi vigneti, seppur non autoctoni, si sono ambientati perfettamente nel territorio della Val di Vara perché gli sbalzi termici tra il giorno e la notte consentono ai grappoli di maturare bene, talvolta precocemente, dando così vini particolari e profumi interessanti.

Il primo a imbottigliare e commercializzare il “nuovo” vino dell’Alta Val di Vara è stato Ivano Luigi De Nevi che alla fine degli anni Novanta ha aperto una piccola ma dinamica azienda agricola chiamata “Cornice“, nel borgo di Sesta Godano (SP), con 2 ettari di terreno coltivati a vigneto. Ivano produce due tipi di rosso e un bianco (più un rosato con uve coltivate su altri terreni a Levanto) di ottima qualità nati dalla combinazione di diverse cultivar. Il Plein, fiore all’occhiello dell’azienda è un blend costituito da un 50% di uve Merlot e un 40% di Syrah con una piccola percentuale di Ciliegiolo (10%), piante coltivate su terreni sabbiosi. Il vino rosso che ne deriva è morbido e si può gustare sia con piatti a base di carne che di pesce. L’altro rosso dell’azienda, l’Imara, è invece adatto alle carni rosse e a un gusto più deciso e tannico. Come il precedente ha una gradazione di 13° ma nella sua composizione c’è una predominanza di Merlot (60%) con un 30% di Cabernet Sauvignon e un 10% di Pollera. I vigneti da cui si produce questo rosso crescono su terreni argillosi, vicino a Zignago, a una quota di 500 m sul livello del mare. Il bianco “I Piani”, infine, è composto da una miscela di uve Sauvignon e Albarola, tipico delle Cinque Terre, più una piccola percentuale di Vermentino ed è un vino fruttato, piacevolmente strutturato che si accompagna benissimo a qualsiasi piatto di pesce.

Un’altra piccola e fruttuosa realtà enologica dell’Alta Val di Vara è l’azienda agricola Calcinara, di nuovo a Sesta Godano, terra di cavalli e di attività all’aria aperta, dove Daniele Taddei e la moglie Antonella Manfredi producono dal 2005 due vini rossi, un bianco e un rosato molto particolari. I terreni dove oggi l’azienda coltiva diverse varietà di uve sono ottimamente esposti e appartenevano alla madre di Daniele ai tempi della sua infanzia. Recuperati dallo stato di degrado in cui si trovavano i vigneti sono tornati all’antico splendore permettendo di produrre vini interessanti. Il bianco abbastanza corposo e piacevole, nasce dall’unione di uve autoctone di Albarola e Vermentino con una parte di Sauvignon blanc che dà aromaticità al vino compensando l’acidità dell’Albarola.
I due rossi, invece, il Calcinara e il Re de Peiu, sono differenti sia per coltivar di uve utilizzate che per caratteristiche. Il primo, etichetta blu, viene prodotto solo in annate speciali in cui i grappoli maturano al meglio potendo garantire un vino corposo con antociani e polifenoli importanti. Per realizzarlo vengono vinificate insieme uve Polera, Syrah e Cabernet. Per il Re de Peiu, invece, a queste varietà viene aggiunta anche una percentuale di Merlot. L’ultimo prodotto enologico dell’azienda è il rosato Re de Peiu, molto amato dai turisti, in particolare francesi. Viene prodotto come il bianco, con fermentazione a freddo, ma il liquido di spremitura resta più a lungo a contatto con le bucce acquisendo il classico colore rosato.


May 20, 2023
E' sempre rischioso, senza il confroto di specialisti, avventurarsi nel tentativo di comprendere il significato del nome di un luogo. Per il nome "Garbugliaga" si potrebbe avanzare timidamente l'ipotesi di un legame con il vocabolo "garbuglio" (da un possibile tema "grov" "grav" "grab" "garb" che, secondo alcuni studiosi, sarebbe lo stesso all'origine dei vocaboli Groppo e gruppo, ad indicare il serrato intreccio di case che compongono il borgo. Suggestiva l'osservazione che le località con finale in "ago", "aga", "igo", "iga" possono corrispondere ad antiche proprietà agricole che si ritrovano in Italia dovunque si sono insediate popolazioni protoceltiche e galliche. A Suvero e Veppo, del resto, sono documentate tracce di antichi insediamenti liguri. La storia più recente di garbugliaga è strettamente connessa con quella di Beverone: entrambi infatti erano dipendenti dalla rettoria di Stadomelli, antico distretto del vescovo di Luni. Beverone e Garbugliaga dovettero dunque essere presidi del vescovo di Luni sopra le terre dell'abbazia di Brugnato. Con il declino del potere temporale dei vescovi di Luni, Beverone e Garbugliaga passarono quindi sotto la signoria dei marchesi Malaspina di Villafranca cui rimasero sino all'arrivo dei francesi alla fine del XVIII secolo. Dopo la parentesi rivoluzioanria, il Congresso di Vienna attribuì i territori degli ex feudi malaspiniani al duca di Modena, per essere quindi aggregati, con l'Unità d'Italia, alla Provincia di Massa Carrara. Il Comune di Rocchetta di Vara, di cui è parte Garbugliaga, fu inglobato nella neonata provincia della Spezia dal 2 fennraio 1923. L'attuale chiesa parrocchiale, dedicta a Sant'Anna e San Remigio fu edificata nel 1661 dalla famiglia Podestarelli di Cavanella di Vara. La dedica a San Remigio potrebbe mantenere memoria di un antico rifugio dedicato ai pellegrini francesi diretti a Roma, lungo una delle numerose possibili varianti della via Francigena. Il prim maggio 1926, per intervento del sacerdote don Giovanni Borsi, nativo di Garbugliaga e parroco di Avenza, Gabugliaga divenne parrocchia. il 17 settembre 1950 alla parrocchia fu annesso l'oratorio di Forno, dedicato alla Beata Vergine dei sette dolori, noto anche come Oratorio di Santa Croce. Sino al 1959 la parrocchia appartenne alla diocesi di Massa, poi denominata Apuania. DAL SITO DEL COMUNE DI Rocchetta di Vara
May 14, 2023
Tratto da: Catalogo Generale dei Beni Culturali - Beni archeologici per saperne di più collegati alla pagina del catalogo dei beni culturali con il link seguente
By Roberto Pomo May 5, 2023
Giorgio Pagano - 9 ottobre 2022 - Città della Spezia
By Roberto Pomo April 30, 2023
Una parte fondante nella nostra storia protetta dall'antico maniero.
By Roberto Pomo April 4, 2023
La storia. l toponimo Zignago deriverebbe[4] molto probabilmente dal termine dialettale Zignègu, cioè abitante vicino all’acqua. Il territorio, chiamato originariamente con il toponimo Cornia[4], fu zona di confine tra i Longobardi e i Bizantini. Divenuto possedimento feudale dei signori di Vezzano, i quali edificheranno a Zignago un castello, venne in seguito ceduto al comune di Pontremoli; fu quindi proprietà della famiglia nobiliare dei Fieschi di Lavagna. Nel 1273 entrò a far parte dei territori della Repubblica di Genova, in netto anticipo rispetto ad altri territori della val di Vara, sottraendolo al dominio della famiglia Malaspina, già signori della Lunigiana e di altri borghi dello spezzino. A metà del XVI secolo la repubblica genovese la elevò al titolo di podesteria con la nomina da Genova di un apposito magistrato. Così come gli altri paesi sotto il dominio genovese seguì le sorti e le vicende storiche di Genova quali l’invasione austriaca nel 1747 e quella francese di Napoleone Bonaparte nel 1797. Con la dominazione francese rientrò dal 2 dicembre nel Dipartimento del Vara, con capoluogo Levanto, all’interno della Repubblica Ligure. Dal 28 aprile del 1798 con i nuovi ordinamenti francesi, il territorio di Zignago rientrò nel III cantone, come capoluogo (Pieve di Zignago), della Giurisdizione di Mesco e dal 1803 centro principale del IV cantone di Godano nella Giurisdizione del Golfo di Venere. Annesso al Primo Impero francese, dal 13 giugno 1805 al 1814 venne inserito nel Dipartimento degli Appennini. Nel 1815 fu inglobato nella provincia di Levante del Regno di Sardegna, così come stabilì il Congresso di Vienna del 1814, e successivamente nel Regno d’Italia dal 1861. Dal 1859 al 1927 il territorio fu compreso nel IV mandamento di Godano del circondario di Levante facente parte della provincia di Genova prima e, con l’istituzione nel 1923, della provincia della Spezia poi. Al 1956 risalgono gli ultimi aggiustamenti al territorio comunale con il distacco della frazione di Bozzolo e il suo accorpamento nel territorio di Brugnato. Dal 1973 al 31 dicembre 2008 ha fatto parte della Comunità montana dell’Alta Val di Vara e con le nuove disposizioni della Legge Regionale n° 24 del 4 luglio 2008[6], in vigore dal 1º gennaio 2009, ha fatto parte della Comunità montana Val di Vara, quest’ultima soppressa con la Legge Regionale n° 23 del 29 dicembre 2010 e in vigore dal 1º maggio 20.
By Roberto Pomo March 31, 2023
Un territorio e la sua dolcezza.
By Roberto Pomo March 30, 2023
Una storia millenaria che ancora si respira nel piccolo borgo del comune di Follo
March 17, 2023
Insieme nel Ponente Ligure
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