Umida, piovosa, fresca, boscosa, selvaggia la Val di Vara è oggi famosa per i suoi ortaggi, i legumi e i frutti bio, così come per i formaggi e i salumi tipici e genuini. Quasi sconosciuta, invece, la sua tradizione enologia soprattutto nell’Alta Valle. Tuttavia dal Medioevo e fino a un secolo fa molti terreni venivano destinati alla coltivazione della vite, in particolare Seraxina o Buttigiasca (due cultivar locali che alcuni considerano come unica), da cui si produceva un vino rosso di colore poco intenso, quasi rosato. Anche la cultivar Polera, altro vitigno antico di queste valli, aveva le stesse caratteristiche pertanto, per dare colore, durante la vinificazione venivano aggiunte uve ricche di antociani (dette teinturier o, alla ligure, “tinturin”) coltivate al centro del vigneto. Famosi e premiati (all’Esposizione Internazionale di Dublino del 1865) furono per esempio i vini della famiglia Gabaldoni, originaria della Spagna, che nella sua Tenuta Cavalla Nuova, a Varese Ligure, produceva e imbottigliava vino poi venduto in tutto il mondo.
A partire dalla metà del secolo scorso, tuttavia, la maggior parte dei vigneti della Val di Vara cominciò a essere abbandonata a causa dell’esodo di molte persone che rinunciarono alla vita rurale e all’agricoltura in favore della pianura e del lavoro nelle industrie. Non tutto venne perduto però e dai primi anni del 2000 alcuni piccoli e coraggiosi produttori, non più spaventati dalla distanza tra luogo di produzione e luogo di distribuzione, cioè la costa, hanno recuperato parte dei terreni ripristinando alcune antiche viti delle varietà Pollera, Albarolo, Vermentino e Ciliegiolo aggiungendone di nuove e internazionali come uve Merlot, Syrah, Sauvignon blanc e Cabernet sauvignon. Questi vigneti, seppur non autoctoni, si sono ambientati perfettamente nel territorio della Val di Vara perché gli sbalzi termici tra il giorno e la notte consentono ai grappoli di maturare bene, talvolta precocemente, dando così vini particolari e profumi interessanti.
Il primo a imbottigliare e commercializzare il “nuovo” vino dell’Alta Val di Vara è stato Ivano Luigi De Nevi che alla fine degli anni Novanta ha aperto una piccola ma dinamica azienda agricola chiamata “Cornice“, nel borgo di Sesta Godano (SP), con 2 ettari di terreno coltivati a vigneto. Ivano produce due tipi di rosso e un bianco (più un rosato con uve coltivate su altri terreni a Levanto) di ottima qualità nati dalla combinazione di diverse cultivar. Il Plein, fiore all’occhiello dell’azienda è un blend costituito da un 50% di uve Merlot e un 40% di Syrah con una piccola percentuale di Ciliegiolo (10%), piante coltivate su terreni sabbiosi. Il vino rosso che ne deriva è morbido e si può gustare sia con piatti a base di carne che di pesce. L’altro rosso dell’azienda, l’Imara, è invece adatto alle carni rosse e a un gusto più deciso e tannico. Come il precedente ha una gradazione di 13° ma nella sua composizione c’è una predominanza di Merlot (60%) con un 30% di Cabernet Sauvignon e un 10% di Pollera. I vigneti da cui si produce questo rosso crescono su terreni argillosi, vicino a Zignago, a una quota di 500 m sul livello del mare. Il bianco “I Piani”, infine, è composto da una miscela di uve Sauvignon e Albarola, tipico delle Cinque Terre, più una piccola percentuale di Vermentino ed è un vino fruttato, piacevolmente strutturato che si accompagna benissimo a qualsiasi piatto di pesce.
Un’altra piccola e fruttuosa realtà enologica dell’Alta Val di Vara è l’azienda agricola Calcinara, di nuovo a Sesta Godano, terra di cavalli e di attività all’aria aperta, dove Daniele Taddei e la moglie Antonella Manfredi producono dal 2005 due vini rossi, un bianco e un rosato molto particolari. I terreni dove oggi l’azienda coltiva diverse varietà di uve sono ottimamente esposti e appartenevano alla madre di Daniele ai tempi della sua infanzia. Recuperati dallo stato di degrado in cui si trovavano i vigneti sono tornati all’antico splendore permettendo di produrre vini interessanti. Il bianco abbastanza corposo e piacevole, nasce dall’unione di uve autoctone di Albarola e Vermentino con una parte di Sauvignon blanc che dà aromaticità al vino compensando l’acidità dell’Albarola.
I due rossi, invece, il Calcinara e il Re de Peiu, sono differenti sia per coltivar di uve utilizzate che per caratteristiche. Il primo, etichetta blu, viene prodotto solo in annate speciali in cui i grappoli maturano al meglio potendo garantire un vino corposo con antociani e polifenoli importanti. Per realizzarlo vengono vinificate insieme uve Polera, Syrah e Cabernet. Per il Re de Peiu, invece, a queste varietà viene aggiunta anche una percentuale di Merlot. L’ultimo prodotto enologico dell’azienda è il rosato Re de Peiu, molto amato dai turisti, in particolare francesi. Viene prodotto come il bianco, con fermentazione a freddo, ma il liquido di spremitura resta più a lungo a contatto con le bucce acquisendo il classico colore rosato.