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Castello di Godano

May 14, 2023

Tratto da: Catalogo Generale dei Beni Culturali - Beni archeologici

per saperne di più collegati alla pagina del catalogo dei beni culturali con il link seguente

catalogo beni culturali

Castello e borgo di Godano (insediamento borgo) in www.catalogo.beniculturali.it



SESTA GODANO, ca XIII - ca XVII 

Il castello di Godano è stato oggetto di indagini archeologiche condotte tra il 2014 e il 2015, in occasione di interventi di riqualificazione e valorizzazione della rocca sommitale. Gli esiti delle attività di scavo, che hanno riportato in luce la cinta muraria e l’articolazione dello spazio al suo interno, hanno permesso di ricostruire le principali fasi di occupazione e di trasformazione dell’impianto fortificato. Coerentemente con le prime attestazioni contenute nelle fonti documentarie, la fondazione della rocca sommitale è attribuibile al secolo XIII, quando la fortificazione gravitava nell’orbita dei Malaspina. L’impianto era costituito da una cinta difensiva poligonale, realizzata in bozze di calcare e arenaria disposte su filari regolari, che racchiudeva alcuni ambienti addossati al recinto. Nel corso del Trecento la rocca venne dotata di una cisterna, situata alla base di una torre quadrangolare, oggi abbattuta, e successivamente interessata dallo svolgimento di una particolare attività produttiva. Lo scavo ha infatti rivelato come la fortificazione divenne, tra il XV e gli inizi del XVI secolo, sede di una zecca clandestina, volta alla falsificazione di monete genovesi e/o milanesi. I principali indicatori di questa attività sono rappresentati da tondelli non coniati, lamine in lega di rame e lingotti in piombo argentifero, rinvenuti nel corso dello scavo. Nel Cinquecento avanzato, quando parte della rocca era stata distrutta e Godano aveva giurato fedeltà a Genova, la continuità di utilizzo del sito è testimoniata dall'allestimento di un punto di avvistamento militare, costituito dalla torre con cisterna e da altre strutture murarie ad essa correlate, oltre che da un contrafforte esterno alle mura e da uno spazio acciottolato con copertura lignea, di cui sono state rinvenute le buche per i pali di sostegno. Tale assetto si mantenne invariato fino al XVII secolo, quando sembra venire meno la funzione difensiva dell’impianto. Tra la fine del Settecento e l’Ottocento il sito è interessato dall'allestimento di orti e quindi dall'approntamento di una postazione militare tedesca nel corso del Secondo Conflitto Mondiale. In una fase successiva allo studio della rocca è stata condotta un’indagine preliminare di archeologia dell’architettura che ha interessato il borgo sottostante, con l’intento di acquisire una prima serie di dati in merito a eventuali sopravvivenze murarie di età medievale. Lo studio preliminare, nonostante i limiti di leggibilità delle murature, ha permesso di individuare alcuni settori dell’abitato di particolare interesse, prospettando un elevato potenziale informativo che potrà essere più approfonditamente valutato in occasione di future indagini. Tra le evidenze più rilevanti si segnalano tratti di muratura con orientamento nord-sud inglobati nel più tardo muro di perimetrazione del borgo, sul lato occidentale, o in successive espansioni dell’abitato, le cui caratteristiche tecnico-costruttive – accostabili a quelle della cinta del castello – e la particolare collocazione topografica lasciano identificare con le tracce residue di una cinta muraria tardo medievale posta a protezione del borgo. In relazione allo stesso sistema difensivo sono interpretabili i resti di un piccolo corpo di fabbrica a pianta quadrangolare ubicato lungo il medesimo allineamento e privo di aperture alla base, nel quale sembra plausibile individuare una torre di fiancheggiamento. Ulteriori evidenze murarie, che forniscono preziose informazioni circa l’assetto insediativo dell’abitato tra il tardo Medioevo e la prima Età Moderna, sono state inoltre individuate negli scantinati di alcuni edifici interni al circuito fortificato


May 20, 2023
E' sempre rischioso, senza il confroto di specialisti, avventurarsi nel tentativo di comprendere il significato del nome di un luogo. Per il nome "Garbugliaga" si potrebbe avanzare timidamente l'ipotesi di un legame con il vocabolo "garbuglio" (da un possibile tema "grov" "grav" "grab" "garb" che, secondo alcuni studiosi, sarebbe lo stesso all'origine dei vocaboli Groppo e gruppo, ad indicare il serrato intreccio di case che compongono il borgo. Suggestiva l'osservazione che le località con finale in "ago", "aga", "igo", "iga" possono corrispondere ad antiche proprietà agricole che si ritrovano in Italia dovunque si sono insediate popolazioni protoceltiche e galliche. A Suvero e Veppo, del resto, sono documentate tracce di antichi insediamenti liguri. La storia più recente di garbugliaga è strettamente connessa con quella di Beverone: entrambi infatti erano dipendenti dalla rettoria di Stadomelli, antico distretto del vescovo di Luni. Beverone e Garbugliaga dovettero dunque essere presidi del vescovo di Luni sopra le terre dell'abbazia di Brugnato. Con il declino del potere temporale dei vescovi di Luni, Beverone e Garbugliaga passarono quindi sotto la signoria dei marchesi Malaspina di Villafranca cui rimasero sino all'arrivo dei francesi alla fine del XVIII secolo. Dopo la parentesi rivoluzioanria, il Congresso di Vienna attribuì i territori degli ex feudi malaspiniani al duca di Modena, per essere quindi aggregati, con l'Unità d'Italia, alla Provincia di Massa Carrara. Il Comune di Rocchetta di Vara, di cui è parte Garbugliaga, fu inglobato nella neonata provincia della Spezia dal 2 fennraio 1923. L'attuale chiesa parrocchiale, dedicta a Sant'Anna e San Remigio fu edificata nel 1661 dalla famiglia Podestarelli di Cavanella di Vara. La dedica a San Remigio potrebbe mantenere memoria di un antico rifugio dedicato ai pellegrini francesi diretti a Roma, lungo una delle numerose possibili varianti della via Francigena. Il prim maggio 1926, per intervento del sacerdote don Giovanni Borsi, nativo di Garbugliaga e parroco di Avenza, Gabugliaga divenne parrocchia. il 17 settembre 1950 alla parrocchia fu annesso l'oratorio di Forno, dedicato alla Beata Vergine dei sette dolori, noto anche come Oratorio di Santa Croce. Sino al 1959 la parrocchia appartenne alla diocesi di Massa, poi denominata Apuania. DAL SITO DEL COMUNE DI Rocchetta di Vara
By Roberto Pomo May 5, 2023
Giorgio Pagano - 9 ottobre 2022 - Città della Spezia
By Roberto Pomo April 30, 2023
Una parte fondante nella nostra storia protetta dall'antico maniero.
By Roberto Pomo April 4, 2023
La storia. l toponimo Zignago deriverebbe[4] molto probabilmente dal termine dialettale Zignègu, cioè abitante vicino all’acqua. Il territorio, chiamato originariamente con il toponimo Cornia[4], fu zona di confine tra i Longobardi e i Bizantini. Divenuto possedimento feudale dei signori di Vezzano, i quali edificheranno a Zignago un castello, venne in seguito ceduto al comune di Pontremoli; fu quindi proprietà della famiglia nobiliare dei Fieschi di Lavagna. Nel 1273 entrò a far parte dei territori della Repubblica di Genova, in netto anticipo rispetto ad altri territori della val di Vara, sottraendolo al dominio della famiglia Malaspina, già signori della Lunigiana e di altri borghi dello spezzino. A metà del XVI secolo la repubblica genovese la elevò al titolo di podesteria con la nomina da Genova di un apposito magistrato. Così come gli altri paesi sotto il dominio genovese seguì le sorti e le vicende storiche di Genova quali l’invasione austriaca nel 1747 e quella francese di Napoleone Bonaparte nel 1797. Con la dominazione francese rientrò dal 2 dicembre nel Dipartimento del Vara, con capoluogo Levanto, all’interno della Repubblica Ligure. Dal 28 aprile del 1798 con i nuovi ordinamenti francesi, il territorio di Zignago rientrò nel III cantone, come capoluogo (Pieve di Zignago), della Giurisdizione di Mesco e dal 1803 centro principale del IV cantone di Godano nella Giurisdizione del Golfo di Venere. Annesso al Primo Impero francese, dal 13 giugno 1805 al 1814 venne inserito nel Dipartimento degli Appennini. Nel 1815 fu inglobato nella provincia di Levante del Regno di Sardegna, così come stabilì il Congresso di Vienna del 1814, e successivamente nel Regno d’Italia dal 1861. Dal 1859 al 1927 il territorio fu compreso nel IV mandamento di Godano del circondario di Levante facente parte della provincia di Genova prima e, con l’istituzione nel 1923, della provincia della Spezia poi. Al 1956 risalgono gli ultimi aggiustamenti al territorio comunale con il distacco della frazione di Bozzolo e il suo accorpamento nel territorio di Brugnato. Dal 1973 al 31 dicembre 2008 ha fatto parte della Comunità montana dell’Alta Val di Vara e con le nuove disposizioni della Legge Regionale n° 24 del 4 luglio 2008[6], in vigore dal 1º gennaio 2009, ha fatto parte della Comunità montana Val di Vara, quest’ultima soppressa con la Legge Regionale n° 23 del 29 dicembre 2010 e in vigore dal 1º maggio 20.
By Roberto Pomo March 31, 2023
Un territorio e la sua dolcezza.
By Roberto Pomo March 30, 2023
Una storia millenaria che ancora si respira nel piccolo borgo del comune di Follo
By Claudia Fachinetti Liguria wine magazine16 Novembre 2017 March 29, 2023
Liguria wine magazine 16 Novembre 20 17
March 17, 2023
Insieme nel Ponente Ligure
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