si trova sul confine nord orientale della Provincia sulla destra del fiume Vara. Il suo territorio per la maggior parte è costituito da aree montane e pedemontane intersecate da vallate che confluiscono nella valle principale , la Val di Vara.
Il toponimo di Sesta Godano ha svariate interpretazioni:
Sesta Godano si sviluppò attorno al 1800 e mentre Godano, sino ad allora molto importante, tramontava , Sesta si sviluppava sempre di più; fu costruita la strada che la unisce a Carrodano e l’anno successivo, esattamente nel 1863, l’amministrazione municipale chiede al consiglio provinciale di ottenere il nuovo nome di Sesta Godano. Il 26 ottobre 1875 con decreto del re Vittorio Emanuele il comune di Godano è autorizzato a cambiare il nome in quello di Sesta Godano e a trasferire la sede a Sesta Godano. La chiesa parrocchiale di Sesta Godano è dedicata a Santa Maria Assunta e sorge dove era presente anticamente la pieve di Robiano, sorta per opera di un gruppo di monaci; la chiesa fu restaurata nel 1718 mentre il campanile fu terminato nel 1824. l’altare in marmo risale al 1848 , vi sono opere settecentesche su tela dedicate a San Rocco che venera la Madonna e alla Madonna della Guardia. Il ponte che collega la Chiesa all’abitato di Sesta Godano è un ponte romanico – medioevale a 3 arcate completamente in sasso. Il Centro storico di Sesta Godano è stato recentemente ristrutturato e il percorso ciclopedonale va dalla piazza municipale sino all’'antico ponte medioevale che conduce alla Chiesa di Santa Maria Assunta.
E' possibile, come in tutta la Val di Vara, praticare tantissime attività legate al fiume (rafting, canoa, hydrospeed, torrentismo), all'escursionismo, al biking, al trekking. E' quindi possibile praticare calcio, tennis, tiro con l'arco presso il centro Pertini e utilizzare una piscina aperta al pubblico.
Come accade nei restanti territori della Vallata del Vara sono molti gli aspetti culturali, religiosi, storici, paesaggistici e ambientale che rendono l'esperienza unica anche per i momenti in cui non si intende degustare i prodotti della terra o praticare le attivitò outdoor.
Prodotti tipici sono le famose cipolle dolci di Pignona, i fagioli borlotti di Mangia, i cane- strelli e il pandolce. Particolarmente di pregio i prodotti orticoli, il miele e gli animali da alle- vamento tra cui spicca la pregiata razza del maestoso gallo “gigante nero d’Italia”.
Se durante la tua vacanza vuoi dormire nella pace della Val di Vara puoi fermarti negli alberghi, negli agriturismi e nelle case vacanza del territorio di Sesta Godano. Tutti uniti nella qualità del servizio e nella serenità dell'ambiente in cui sono inseriti.
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La Pro Loco di Sesta Godano e frazioni si occupa di organizzare, o di collaborare all'organizzazione di eventi e di manifestazione e, in qualsiasi modo, di promuovere il territorio di competenza.
La proloco organizza, tra l'altro, la ormai tradizionale sagra del raviolo
La presenza dell'uomo in questo territorio è documentata dall'età preistorica. Di notevole interesse è il sito archeologico della Pianaccia di Suvero, dove scavi effettuati dagli anni '70 del secolo XX hanno portato alla luce tracce di un'antica officina per la produzione di ornamenti in steatite. Alle origini degli insediamenti attuali sembrano esserci tuttavia i monaci dell'abbazia di Brugnato, fondata, come vuole la tradizione, da San Colombano (540-615) o, più verosimilmente, da alcuni monaci di Bobbio, sotto la protezione dei re longobardi. Per difendere l'abbazia dai ripetuti assalti del vescovo di Luni, i monaci di Brugnato edificarono una serie di fortezzedifensive come Suvero e Rocchetta. Di antichissima origine è la chiesa di Bochignola, oggi oratorio, ricordata già nei Registri Vaticani delle Decime del secolo XIII, ma, secondo la tradizione locale, sorta su un antico tempio pagano. Bocchignola era il nome primitivo dell'attuale rettoria di Veppo. Vi si interravano i cadaveri non soltanto di Veppo, ma anche delle località limitrofe e persino di Zeri e di Rossano.
Nel 1618 la parrocchia di Bocchignola fu divisa in due parrocchie: Borseda e Veppo. Avvenuto lo smembramento del territorio di Borseda dalla parrocchia di Bocchignola, il popolo di Veppo pensò di trasferire la parrocchialità nel centro del paese e nella chiesa di S.Michele Arcangelo, ove si trova tuttora, essendo rettore Niccolò Andreoni di Terruggiara di Calice, il quale scese aVeppo il 19 maggio 1643.
Anche la primitiva chiesa parrocchiale di Suvero, "l'ecclesiade Situla", dedicata a S. Salvatore, dislocata nella zona pianeggiante di Molino Rotato, ebbe origini immemorabili. Intorno ad essa era raccolto il nucleo originario del paese, arroccatosi poi, attorno al castello malaspiniano, nel secoloXVI. In questo secolo ebbe inizio la costruzione dell'attuale Chiesa parrocchiale di S. Giovanni Battista. L'antica chiesa"de Situla" fu distrutta alla fine del secolo XV, quando ormai gravava in stato di rovinoso abbandono.
Vicende analoghe sono riscontrabili nella storia della parrocchia di Rocchetta: l'antica chiesa di S. Giusta o Giustina era fuori dal paese. Fu ancora il vescovo Mascardi ad ordinare la riduzione della parrocchialea cappella e l'accomodamento della cappella di S.Pantaleone, posta nell'abitato, affinché potesse svolgere funzionidi parrocchiale. Complessa e poco studiata la storia della chiesa parrocchiale di S. Giovanni Battista a Stadomelli. La sua data di costruzione andrebbe situatapochi anni prima dell'anno Mille. La struttura, a due navate, denuncia l'antichità dell'edificio. Beverone sorge sulla cima del monte omonimo a 702 metrisul livello del mare. All'origine dell'insediamento, incastonatosulla roccia, dovrebbe esservi l'uso del luogo come punto diosservazione e di segnalazione ai castelli vicini. Tutto il territorio del comune di Rocchetta passò sotto ildominio dei Malaspina di Villafranca. Suvero fu capoluogofeudale dal 1535. Veppo, con Calice, passò ai Fieschi nel 1416, quindi ai Doria nel 1547, per tornare, nel 1710, ai Malaspinche li vendettero al granduca di Toscana nel 1770.Da ricordare la figura, recentemente studiata, di TorquatoMalaspina, marchese di Suvero e Monti (1557-1598), feudatario, letterato e cortigiano al servizio dei granduchi di Toscana. Dopo la parentesi rivoluzionaria, il Congresso di Vienna ricostituìil feudo imperiale, attribuendolo al Granducato di Toscana,poi al Ducato di Modena, prima di essere aggregato infine, conl'unità d'Italia, alla Provincia di Massa Carrara.Rocchetta abbandonò la Toscana per la Liguria il 2 febbraio1923, quando fu istituita la Provincia della Spezia. Prima,all'interno della Provincia di Massa e Carrara, Rocchettaapparteneva al Mandamento di Calice al Cornoviglio.Nell'occasione del passaggio da una Provincia all'altra, a Rocchetta fu aggregata la frazione di Veppo, fino ad alloradipendente dal Comune di Calice al Cornoviglio. Le frazioni in cui è suddiviso il Comune hanno conservato il fascinodegli edifici in pietra, con un susseguirsi di archi, volte, cantine,scale, viuzze. Monumenti architettonici significativi sono, oltre le chiesericordate, il Castello Malaspina di Suvero (XVI secolo) ed il Palazzo dei conti Zanelli-Zucchini a Veppo(secoli XVIII-XIX). Da ricordare, inoltre, isiti archeologicidella Pianaccia diSuvero, della Debbiae di Molino rotato, nonché il vicino Oratoriodi Nostra Signora dellaNeve (XVII secolo).
E' possibile praticare tantissime attività legate al fiume (rafting, canoa, hydrospeed, torrentismo), all'escursionismo, al biking, al trekking. E' quindi possibilie praticare calcio, tennis, tiro con l'arco, utilizzare una piscina aperta al pubblico.
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E’ un Comune diviso in tanti piccoli centri dislocati lungo la vallata dominata dai monti Dragnone e Castellaro. Culla di antichi insediamenti come testimoniano i numerosi reperti risalenti a epoche diverse e attualmente conservati nella Mostra Archeologica Permanente allestita in locali di proprietà comunale in frazione Pieve. Il Castellaro di Zignago, scavato scientificamente negli anni settanta, ha rivelato la presenza dell’uomo dalla media età del Bronzo (XVI – XIV secolo a.C.) all’età del Bronzo finale (IX secolo a.C.). Risale a quest’epoca la prima trasformazione a terrazzamenti del terreno, per costruirvi capanne a forma tondeggiante o quadrata. Il Castellaro, abbandonato alla fine dell’età del Bronzo, fu riutilizzato mille anni dopo, a partire dal IV, V secolo d.C. Nel Medio Evo Zignago rappresentò un importante punto di collegamento fra lo snodo viario di Pontremoli, sulla Via Francigena, ed il porto di Levanto. Altri scavi , condotti dall’Istituto di Storia della Cultura Materiale sul monte Zignago, hanno infatti portato alla luce i resti di case altomedievali e numerosi reperti, riferibili alle attività agricole della stessa epoca. A partire dalla fine del 1200 le terre, i castelli e i paesi della zona entrarono a far parte dei domini della Repubblica di Genova, di cui seguirono le sorti. Durante l’occupazione nazifascista fondamentale fu il contributo dato dalle genti dello Zignago alla Resistenza tanto da meritare il conferimento nel 1984 al Comune di Zignago della Croce al Valore Militare.
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